Il sitoNumerosi a Mattie sono i luoghi suggestivi, sia per le memorie storiche monumentali o in forma di ruderi che per il panorama naturalistico. Fra questi, spicca la collinetta su cui sorge, a 724 metri s.l.m., la cappella campestre intitolata alla Beata e Vergine Margherita. Nascosta fra i ruderi della Casa Forte o casa Fargilio, la si raggiunge attraverso una strada che corre in un bosco di castagni e prati, parallela al Rivo Corrente, nei pressi dell'ingresso alla Borgata Menolzio. Qui l'unico suono percepito è prodotto dallo scorrere delle acque del rivo. Il punto panoramico mette in mostra le cime del Rocciamelone e dell'arco alpino valsusino, oltre alla città di Susa, a Giaglione, Mompantero, Foresto e le borgate mattiesi Vallone, Grandi e Piccole Tanze; il massiccio dell'Orsiera e del Mezzodì, svettano fra boschi secolari, contrapposti alla cima del Rocciamelone. La Cappella
Le prime notizie che ci giungono risalgono al 1250. Nel testamento di Giacoma, consorte di Pietro Clerico, redatto a Susa il 24 agosto di quell'anno, infatti, vengono legati alla "Cappella Menoni" 20 soldi per la celebrazione di messe per un periodo di 30 anni. Tale cappella è identificabile proprio con quella di Santa Margherita, allora unico edificio religioso della comunità di "Villa Menosii", o Menone, o Menons, l'attuale Menolzio. La localizzazione è molto particolare: posta al culmine del colle denominato "il Molar" nella terminologia medioevale, assume una posizione strategica sia nel controllo dell'area della "Villa Menosii", sia della bassa Valle di Susa, verso il Rocciamelone. La qualifica di punto strategico e difensivo, del resto, è attestata dai vicini resti di una Casa Forte, o "Casa Fargilius", dal nome del feudatario di Villa Menosii. Il sito della Cappella è attorniato da un tratto di cortina muraria, con feritoie, e la stessa chiesetta può essere stata una dipendenza della Casa Forte, situata in una Corte d'Armi. Nel 1291 l'edificio è den  ominato "Capellam Beate Margaritam de Menons" ed è costituito da un unico corpo di fabbrica a pianta rettangolare, con copertura a due falde, a capanna. Si susseguono gli ampliamenti, conseguenti all'aumento della popolazione menolziese. Sui lacerti di alcuni cartigli in colore ocra, presenti sui prospetti Nord ed Est, si intravedono le scritte S.M. (Santa Margherita) e la data 17.., che porterebbero ad ipotizzare due ampliamenti avvenuti il primo nella prima metà del XVIII secolo, il secondo nella seconda. Il primo di questi fa riferimento all'allungamento della navata rettangolare che raddoppia la lunghezza della primigenia fabbrica. Il secondo, più complesso, fa riferimento al ridisegno dell'area antistante l'ingresso, con la costruzione del peristilio, con volte a crociera e soprastante oratorio, a cui si accede attraverso una scala esterna. Di notevole effetto la sequenza su tre prospetti degli archi di sostegno della volta. Non appaiono sui prospetti tracce di decorazioni o di affreschi, ad eccezione di un oculo circolare tamponato, posto nel timpano triangolare del fronte principale. All'interno una semplice  volta a botte lunettata copre la navata. Nel 1783 l'edificio, durante la visita pastorale di Monsignor Ferraris di Genola, viene descritto di "figura allungata, ben voltata ed imbiancata con pavimento ben costruito, l'altare a muro con una icona rappresentante Santa Margherita": sul prospetto Sud si alternano su due diverse altezze le aperture, che segnalano chiaramente le diverse fasi costruttive. L'ingresso è scandito da finestre, con sottostanti sedili in pietra con funzioni di sosta ed inginocchiatoi e la porta di ingresso. La cappella sino al 1832 è priva di campanile. Venne probabilmente realizzato immediatamente dopo su disegno di "Bertagnolo, mastro di muro di Bussoleno". Nel 1843 Monsignor Fransoui visitandone le strutture la descrive come "pavimentata, dipinta, con pavimento in buono stato, parte lapideo, parte in battuto di cemento... l'altare è in muratura con tre gradini". Da allora numerosi interventi manutentivi hanno permesso di conservare questa preziosa ma ancora enigmatica testimonianza architettonica di origine medioevale. Va osservato come la manutenzione sia a carico dei Priori e delle Priore, che anno dopo anno, attraverso le entrate delle elemosine raccolte nel giorno dedicato a Santa Margherita si incaricano di seguire i lavori e di indicarne le necessità. L'inserimento del monumento in un percorso di visita del territorio mattiese, con tavole grafiche in loco, che ne analizzano le vicende storiche ed architettoniche, permetterà di farla conoscere a turisti, studiosi, studenti e cultori della storia dell'arte locale. (Da Mauro Silvio Ainardi, Dedicata a Santa Margherita , in Panorami , Anno VII, n° 2, 2° trim. 1998) . Disegni di Mauro Silvio AINARDI
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