Le Sacre Rappresentazioni.accesso alle sezioni:Le Sacre Rappresentazioni, dette anche mysteres, in uso in molte parrocchie dell'alta e media valle, costituirono uno degli strumenti coi quali la Chiesa, sin dai primi secoli, cercò di sostituire le antiche usanze pagane che, profondamente radicate, riaffioravano ad ogni solennità cristiana; non potendo cancellarle definitivamente, si adoperò per sostituirle anche con azioni sceniche che rendessero più familiari i momenti salienti della nuova religione e spiegassero in modo più semplice la simbologia dei riti cristiani. Si trasformarono così le precedenti tradizioni sceniche pagane in drammi liturgici, che nati nelle chiese, guidati ed interpretati dal clero stesso, servivano a richiamare i fedeli ad una maggior osservanza dei precetti cristiani, anche assecondando il desiderio umano di nuove conoscenze. Nei secoli le rappresentazioni liturgiche comunque tornarno ad inserire elementi profani e la Chiesa dovette nuovamente intervenire per riportarle nell'ambito della moralità: intorno al Mille infatti, pur rimanendo rappresentazioni essenzialmente sacre, si ampliarono e con l'ammissione della lingua volgare, si inserirono espressioni che nulla avevano a che fare con gli edifici sacri.
I "ludos theatrales", svolti nelle chiese ad opera dei religiosi, vennero pertanto aboliti ma le azioni sceniche continuarono a svolgersi negli spazi antistanti la chiesa, sul sagrato, sotto il portico o nel vicino cimitero, luoghi principali della vita comunitaria, ad opera delle confraternite laiche che nel contempo si erano formate all'ombra della parrocchia.
La partecipazione crescente della comunità parrocchiale comportò l'ampliamento dell'organico delle azioni sceniche e ne favorì l'evoluzione e con l'adozione di nuovi testi si trasformò il dramma liturgico in sacra rappresentazione; agli episodi tratti dai testi sacri vennero aggiunti episodi e personaggi della vita quotidiana. L'ampliamento delle rappresentazioni comportò come conseguenza maggiori oneri di allestimento: questi, che inizialmente erano a carico della confraternita vennero ereditati dalla stessa comunità: ciò fece sì che le rappresentazioni vennero ripetute con minor frequenza, in particolare a seguito di voti collettivi in occasione di pestilenze ed altre calamità. Vi erano però occasioni in cui la rappresentazione aveva ricorrenza annuale: come nel caso di Giaglione ove ogni anno, al termine della novena di Pasqua il Parroco leggeva il "Passio" mentre diversi personaggi ne mimavano le varie fasi. Questa tradizione pare diffusa in Savoia, più come cerimonia di culto che come spettacolo.
Si trattava dunque di vere e proprie cerimonie religiose, durante le quali veniva recitato un dramma a carattere sacro, che rievocava nelle più antiche edizioni la Passione di Gesù (p.es. San Giorio e Giaglione). Il ciclo dei Santi Martiri sembra invece più recente, introdotto a seguito della controriforma, in sostituzione del precedente che, a causa delle pestilenze abbattutesi nei 100 anni a cavallo del 1600, non si potè più realizzare.
Le prime rappresentazioni, generalmente incentrate sugli episodi salienti della vita di un santo, necessitavano di un limitato spazio davanti alla chiesa, dove poche decine di personaggi svolgevano l'azione scenica, anche su un palco ristretto. Con l'evoluzione verso una maggior complessità scenica, le rappresentazioni coinvolsero molti personaggi, si svilupparono su più giornate e richiesero spazi e localizzazioni adeguate per cui, in mancanza di altre soluzioni veniva scelto un pendio che agevolasse la disposizione coreografica degli ambienti con relative scene e meccanismi. Questo tipo di spettacolo si sviluppò in Italia, Spagna, Germania ed Inghilterra, ma fu in Francia che ebbe la maggior diffusione; dalla Francia pervennero infatti la maggior parte dei testi utilizzati poi sul nostro versante, anche favoriti dall'affinità culturale ed etnica di cui erano veicolo gli intensi scambi economici ed artistici.
A Mattie vennero rappresentati due mystères: il Martirio delli Santi Cornelio et Cipriano - patroni della parrocchiale, ai quali successivamente, nel 1716 si aggiunse - e di Santa Salustia; Historie de Sainte Marguerite Vierge et Martyr, compatrone de Mattie.
Il primo venne rappresentato più volte: nei giorni giovedì 18 (in occasione della ricorrenza dell'Ascensione) e venerdì 19 maggio 1652 e successivamente negli anni: 1716, 1739, 1817, 1821 e 1825; del secondo si è venuti a conoscenza soltanto a seguito del rinvenimento avvenuto nel 1978: si tratta di due libri interamente manoscritti (in più tratti da mani differenti) che riportano in basso sulla copertina la dicitura "SERENO", il cognome di Giovanni Vincenzo Sereno, Pievano di Mattie dal Febbraio 1823.
Oltre ai due libri l'unica traccia della rappresentazione si trova in due documenti del 1820 e 1821 conservati nell'Archivio Comunale di Mattie (Rif. V/2 - AS/23) che segnalano la rappresentazione della vita di Santa Margherita tenutasi nel 1821, nei due giorni successivi alla rappresentazione dei Santi Cornelio e Cipriano. L'inesistenza di citazioni precedenti fa presupporre che quella del 1821 sia stata la prima edizione e che la stessa sia frutto di uno slancio di orgoglio della comunità della Frazione Menolzio, per rimarcare la propria autonomia rispetto al capoluogo. Il documento del 1820 infatti segnala Santa Margherita quale "compatrona di questo luogo, sotto il cui titolo conserva ancora una chiesa che fu già chiesa parrocchiale". Da notare che l'insediamento del Pievano Sereno è posteriore alla rappresentazione.
Il mystère si articola in due giornate: - la prima si divide in tre atti composti rispettivamente di 10, 11 e 9 scene; - la seconda in 5 atti di 3, 7, 7, 3 e 2 scene, oltre ad un epilogo composto da un prologo e 2 scene.
Il testo, in analogia con altri mysterès diffusi in Valle è scritto in lingua francese; la prima giornata conta 4.548 versi che sommati ai 5.279 della seconda danno un totale di 9.827 versi complessivi, declamati da 59 personaggi; si distingue invece dalla tradizione valligiana in diverse parti: in particolare si rilevano le figure del narratore - l'Heraut - (Araldo) e dello sciocco - Arlay le Soth -; quest'ultimo è il simpatico interprete dell'animo popolare e intrattiene il pubblico tra un atto e l'altro.
Tra i motivi che hanno portato alla decadenza della tradizione delle Sacre Rappresentazioni c'é il fatto che esse costituivano un pesante aggravio delle spese a carico della comunità, come è diffusamente documentato da note e parcelle anche nell'Archivio Comunale di Mattie. Oltre ai costi di impianto (scrittura e estrazione delle singole parti, "regia", scenografie, musici etc.) non era raro trovare voci di spese per ospitalità di personalità di rango invitate alla rappresentazione stessa, che davano maggior risalto all'impresa che già di per sé costituiva un evento straordinario per la comunità. Va comunque ricordato che l'evento costituiva per la comunità stessa un importante momento di crescita culturale.
Sono rimasti flebili ricordi nella memoria della comunità stessa, legati alle sacre rappresentazioni: - nei soprannomi di alcune famiglie (vescu, papot etc.); - nella toponomastica locale correlata al luogo di rappresentazione delle scene (Pra 'dl'Infern, Cota Genta); - altri ancora, e questi specificamente legati alla Historie de Sainte Marguerite, in una lunga filastrocca in patois, "la Coumpleinta" dove il governatore Olibere del testo teatrale viene è chiamato re col nome storpiato di Albrey. Della filastrocca non si ricordano che pochi frammenti.
Le notizie quì riportate sono tratte da: PATRIA Ettore, GILLO Luigi, COLETTO Valerio, MATTIE, la Parrocchia - il Patouà - le Pergamene, in Quaderni di Storia Valsusina coordinata da Patria Ettore, Tipolito Melli, Borgone di Susa, 1980.; MOLINO Baldassarre, GIAGLIONE, Storia di una Comunità, Tipolito Melli, Borgone, 1975.
E' doveroso inoltre segnalare il prezioso contributo nello studio del testo della Historie de Sainte Marguerite del Dott. Walter ODIARDI, che ha messo a nostra disposizione la copia dei due libri utilizzati per la presente opera.
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